venerdì 26 giugno 2009

Virgilio e l'Eneide

Publio Virgilio Scipione nasce a Mantova il 15 di ottobre dell’anno 70 a.C. durante la sua giovinezza ebbe una più che buona preparazione grammaticale e classica.

Il poema che naturalmente l’ha reso noto è stato l’Eneide, scritto presso la corte di Augusto, in cui si celebra la grandezza dell’Impero Romano.

ENEIDE:

Durante l’incendio di Troia, l’eroe Enea fugge dalla città con il padre Anchise sulle spalle, il figlio Ascanio e la moglie Creusa, tuttavia quest’ultima si prede improvvisamente nella confusione e nonostante l’eroe cerchi di trovarla per portarla con sé, abbandona la città e continua la fuga, separandosi così dalla moglie.

Il poema ha inizio con una tempesta scatenata dalla dea Giunone, la dea infatti, era ostile ai troiani per tre motivi fondamentali:

- Paride aveva eletto più bella Venere, ovvero la madre dell’eroe Enea piuttosto che lei;

- Giove fece coppiere degli Dei il troiano Ganimede anziché Ebe, sua figlia;

- Nel poema si parla della distruzione della città prediletta da Giunone ovvero Cartagine dai discendenti di Troia e quindi i Romani.

Dunque, riprendendo il discorso precedente Giunone convince Eolo a scatenare una tempesta, molte navi vengono disperse ed in particolare quella di Oronte naufraga sotto gli occhi commossi dell’eroe troiano.

Infine però, Enea riuscirà a salvarsi insieme a molti suoi compagni e solo dopo che Nettuno placherà le acque sbarcheranno finalmente in Libia.

A questo punto Venere si lamenta con Giove per le sofferenze a cui il figlio è sottoposto e così per volere del Fato e degli Dei Enea viene accolto a Cartagine dalle regina Didone.

(Didone è una delle poche grandi donne della storia, lei infatti secondo la leggenda, affrontò i principi Africani chiedendo loro un pezzo di terra e loro risposero che gli avrebbero dato tanta terra quanta ne riusciva a coprir una pelle di toro; lei così la tagliò abilmente a striscioline e disegnò il perimetro su cui sarebbe sorta Cartagine e lei ne sarebbe naturalmente stata la regina).

Didone così dopo pochi giorni si innamora di Enea, poiché entrambi sono state “vittime” di Ascanio, che aveva assunto le sembianze di Cupido.

La regina si confida alla sorella Anna, tuttavia questo amore non sarebbe durato a lungo infatti Enea l’abbandonerà dato che non poteva rinunciare ad una importante missione da compiere, ovvero fondare la stirpe Romana; alla fine così Didone si uccide con la spada donatole da Enea.

Dopo lunghe e travagliate avventure e dopo aver visitato gli inferi, giunge finalmente a Roma. Qui governava il re Latino che offre in sposa ad Enea la figlia Lavinia, già promessa a Turno re dei Rutili.

Così si scatena un violento conflitto che vedeva contrapposti da una parte gli Etruschi, gli Arcadi e i Troiani e dall’altra Rutili e Latini.

Tutto termina con la morte di Turno da parte di Enea e con la vittoria Troiana. Alla fine infatti Turno chiede pietà ma Enea lo uccide vedendo la cintura dell’amico Pallante al collo del re e così termina il grande poema di Virgilio.




Questa foto raffigura Enea che stà per uccidere Turno.

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