Nel 2001 l’America Accademy of Neurology ha indicato la musicoterapia come una tecnica per migliorare le attività funzionali e ridurre i disturbi del comportamento nel malato d’Alzheimer. Ciò è possibile perché nonostante il deterioramento cognitivo dovuto alla malattia, la musica sembra rimanere marcata all’interno della persona. Le persone colpite dall’Alzheimer sin dall’inizio presentano una graduale perdita delle funzioni mnestiche (orientamento, memoria a breve termine e disturbi cognitivi), alla quale si associano comportamenti inadeguati e pericolosi: vagabondaggio ossessivo e aggressività, ansia e depressione. Successivamente si verifica una progressiva e sempre più grave compromissione del linguaggio, una diminuzione dell’emotività e dell’iniziativa (apatia) e un incremento dell’ostinazione. La malattia, cagionata da una grave degenerazione dei neuroni cerebrali, si calcola che essa sia responsabile di oltre la metà dei casi di demenza senile, che riguarda un numero molto alto di soggetti anziani. Convivere e prendersi cura di una familiare colpito da questa malattia, ancor oggi pressoché incurabile, è difficile e gravoso. Nei malati di Alzheimer la terapia farmacologica è diretta a contrastare alcuni aspetti di un quadro clinico destinato ad un inevitabile peggioramento, e quella verbale, a causa dei gravi deficit mnemonici, cognitivi e linguistici che accompagnano i pazienti, non può essere avviata. Si deve perciò ricorrere a pratiche riabilitative e terapeutiche che coinvolgano il paziente, lo stimolino in modo adeguato, cercando di mantenere e ravvivare il suo interesse con il mondo esterno e con gli altri; per questo sempre più geriatri ritengono utile e necessario incoraggiare gli anziani a seguire terapie espressive, tra le quali la musicoterapia. Gli approcci musicoterapici sono volti ad integrare funzioni cognitive, affettive, fisiche ed interpersonali, utilizzando tecniche attive e ricettive, con l’obbiettivo di migliorare la qualità della vita. Durante le sedute il paziente non deve mai sentirsi a disagio e non gli devono mai essere fatte delle richieste superiori alle sue capacità. I musicoterapeuti sono concordi nel sostenere che è necessario stabilire una scansione spazio-temporale degli incontri, poiché la maggior parte dei malati perde precocemente questi due parametri di riferimento. Ecco, allora, che le sedute devono svolgersi sempre nello stesso spazio, alla stessa ora e dagli stessi operatori. Anche i contenuti degli incontri devono avere una successione temporale definita e ripetitiva affinché i pazienti trovino stabilità e regolarità. L’importanza di introdurre la musicoterapia nella riabilitazione dell’Alzheimer è supportata da una serie di studi scientifici che hanno valutato attentamente le condizioni degli anziani durante e dopo ogni seduta: in generale si osserva che si riducono i sintomi più invalidanti della malattia e, pur sottolineando che i canti e le improvvisazioni strumentali non hanno alcuna pretesa di guarire, è palese che la partecipazione regolare alle sedute, soprattutto per pazienti ancora autosufficienti, aiuta a rallentare i processi degenerativi e migliora le condizioni generali.
domenica 28 giugno 2009
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2 commenti:
E la musica viene usata per molte cose. E' un qualcosa di stupefacente...
Si, è davvero una cosa essenziale per la nostra vita, fra un pò pubblicherò altri articoli sulla musicoterapia
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